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Maturità scientifica, laurea in Architettura, abilitazione alla professione: sono tappe essenziali di un percorso iniziato anni fa e che mi ha portato a svolgere la professione che desideravo fin da bambino. Avere il controllo dei processi, gli strumenti culturali e tecnici per realizzare ipotesi immaginifiche e progetti utili alla società, è stata la sfida che mi sono dato durante gli studi universitari, ponendo un mattone sull’altro con la volontà di raggiungere gli obiettivi prefissati.

Le attività di studio non sono state esaustive di una crescita umana e formativa tout court, in quanto molteplici interessi sono venuti alla ribalta. Tra questi, innanzitutto l’impegno per il Teatro che mi ha visto compartecipe di un gruppo di giovani per promuovere iniziative teatrali. Queste esperienze sono state cruciali per la mia formazione complessiva, contribuendo a una maggiore consapevolezza e concretezza negli studi.

A questo impegno si sono alternati e compenetrati gli interessi per la fotografia e l’arte pittorica di artisti contemporanei, come appassionato cultore indirizzato da un amico e collega universitario. Oggi, in età matura, rifletto spesso sul mio ruolo e sul significato profondo, etico e morale del “costruire”, che per me assume un’accezione di concreta responsabilità all’interno del costruito sul nostro pianeta, in una sfida continua che ancora oggi è il motore delle mie azioni.

Cosa significa fare l’architetto oggi: L’atto del costruire implica maggiori ed estese responsabilità verso la committenza e la collettività, tutelando l’ambiente, le risorse naturali, il territorio e le sue sensibilità e vulnerabilità geomorfologiche e idrologiche, la sicurezza pubblica e privata. Pertanto, il rispetto delle normative di settore è un impegno morale e civile, un principio profondamente etico che nobilita l’azione complessa della realizzazione di un’opera di architettura. Altrimenti, diventa un intervento spregiudicato con conseguenze gravi, come dimostrano i disastri ambientali e i dissesti strutturali ed idrogeologici registrati nel nostro paese.

Come avviene e si concretizza il rapporto tra architetto e committenza: Il coordinamento tra le operazioni da eseguire in un rapporto di trasparenza totale con la committenza è fondamentale nella gestione del processo di realizzazione delle opere. Una volta individuati gli obiettivi, dopo un’attenta analisi delle esigenze espresse dalla committenza, si procede con una lettura critica delle esigenze in rapporto al sistema vincolistico. Gli aspetti formali e compositivi risponderanno anche ad altri vincoli della disciplina, nel rispetto degli elementi numerici dati e delle relazioni spaziali con cui dovrà interagire il progetto.

Durante la fase di elaborazione e avvicinamento al progetto definitivo ed esecutivo, i requisiti minimi sono:

  • Massima affidabilità del sistema di trasmissione dati con la P.A. e gli enti territoriali preposti a vincoli e controlli.
  • Facilità e rapidità di comunicazione con la committenza.
  • Reperibilità per rispondere in tempo reale ai quesiti della committenza.
  • Capacità di programmazione delle fasi fino al progetto esecutivo e alla sua cantierabilità.
  • Verifiche preventive dell’impresa appaltatrice e rispetto dei tempi e dei modi per l’inizio lavori.
  • Attenta e scrupolosa Direzione dei Lavori.
  • Gestione delle emergenze.

In conclusione, siamo convinti che uno standard procedurale preciso, rivolto alle fasi della progettazione e operative di cantiere, rappresenti uno strumento di efficienza, trasparenza ed equilibrio tra le varie competenze coinvolte. Una guida che rappresenti l’evoluzione dell’opera, individui le criticità e come vengono risolte, gestisca i tempi e aderisca al cronoprogramma, gestisca gli imprevisti e la loro risoluzione. In tal modo rendendo sempre leggibile la responsabilità di ciascun attore coinvolto, nell’interesse della committenza e dell’opera stessa.

Un punto di vista sull’interior design: L’architettura d’interni o interior design è confinante con l’architettura propriamente detta in quanto non esiste una vera divisione dei ruoli. L’architettura si occupa della spazialità di relazione tout-court, dei rapporti con l’ambiente circostante, delle relazioni tra gli spazi interni e con l’esterno. L’interior design ha un suo focus all’interno dello spazio architettonico, definito nelle specificità funzionali e nei dettagli estetici e tecnici. Le due discipline sono una la continuazione dell’altra, e non si possono considerare separate.

Il patrimonio esistente rappresenta un enorme bacino di utenza che manifesta ciclicamente esigenze di rinnovamento, costituendo una domanda crescente per chi si occupa di interior design e arredamento. Al contrario, la costruzione di nuove architetture è più lenta e meno frequente. Non ci dovrebbe essere discontinuità tra le due discipline. Infatti, ho sempre cercato di leggere quello che suggerisce il contesto architettonico per progettare degli interni che fossero una proposta di lettura critica del contesto, in continuità formale o in totale dissonanza, come segno di ulteriore approfondimento.

Un esempio recente è una esposizione monomarca “Acqua di Gaeta”, curata nel Centro Storico di Gaeta. Il progetto si è basato sul concetto delle forme dell’acqua, rappresentate da arredi e finiture in acciaio a specchio liscio e ondulato. Gli elementi aggiunti alla struttura muraria esistente in pietra calcarea e intonaco si inseriscono per dissonanza, contrastando tra la storia del manufatto e l’attualità di un materiale innovativo, tra la morbidezza dei toni caldi della pietra e dell’intonaco e la freddezza lucida dell’acciaio a specchio. Questo atteggiamento proietta il passato verso il futuro, interpretando il contesto attualizzato.

Il rapporto tra architettura e paesaggio: Il rapporto tra architettura e paesaggio è controverso. Negli anni del boom economico degli anni ’60, ci fu una massiccia aggressione alle coste e alle campagne, distruggendo il paesaggio per fare spazio a costruzioni inadeguate. Successivamente, sono state concepite norme nazionali e regionali per porre un freno alla cementificazione selvaggia. Oggi, grazie a una più diffusa consapevolezza e alla presenza delle Regioni, si sono formate norme sovraordinate, come i PTPR (Piani Territoriali Paesaggistici Regionali), che regolano le caratteristiche degli insediamenti possibili nelle zonizzazioni individuate.

Nel contesto progettuale attuale, bisogna rispettare le prescrizioni generali, che impongono una sensibilità nelle concezioni progettuali per rispondere con qualità e coerenza a quanto suggerito dalle norme e dal territorio stesso. La massima apertura verso soluzioni alternative e la valorizzazione di un progetto convincente possono essere ugualmente vincenti. Il legislatore chiede un intervento cauto, definendo il rapporto con il paesaggio come difficile e articolato, tenendo conto di molti fattori.

Ricevo su appuntamento da concordare lasciando un messaggio al numero 3926288906.

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  • Lunedì 9:00 - 13:00
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